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LUGLIO 2019 PAG. 12 - Incidenza della burocrazia sull’evoluzione del naviglio



La futura competitività del sistema marittimo – portuale – logistico non sarà determinata più di tanto dal quadro normativo (l’intervento europeo più corposo in materia, il recente regolamento 352/2017 non impatta più di tanto sul modello organizzativo italiano). Il successo di una “bandiera” deriverà da fattori esogeni quali l’evoluzione del naviglio, l’automazione, la capacità di formazione degli equipaggi. Soprattutto, l’incidenza dei costi burocratici, intesi come quelli non direttamente riconducibili ad una singola spedizione. E’ anche su questi temi che a Genova (sessione #Fattori competitivi 2.0 del Port Shipping Tech) è andato in scena il confronto tra Confitarma e Assarmatori, tra tentativi di aperture e differenti approcci sulle misure da prendere per il rilancio del settore.

Mario Mattioli (Presidente, Confitarma). In una fase storica caratterizzata dal crescente peso dello logistica nella produzione industriale l’esternalizzazione dei servizi porta con se l’integrazione verticale dei processi. “Il controllo della catena di trasporto diventa essenziale per garantire efficienza al ciclo dei trasporti. Ed è qui che l’Italia sconta il peso di costi burocratici elevatissimi che rendono sempre più difficile attrarre investimenti esteri”. Alle difficoltà determinate da un sistema di norme e regole obsoleto (“adeguiamo leggi che risalgono alla fine dell’Ottocento, anziché rivedere l’impianto dalle fondamenta”) cui si aggiunge una pericolosa contrapposizione tra pubblico e privato. È il caso, ad esempio, delle rappresentanze del cluster marittimo portuale ridotte ad un ruolo meramente consultivo all’interno degli organismi di partenariato presso le Autorità di sistema portuale. Da qui la necessità di una voce univoca da dare al comparto e la disponibilità ad allargare la Federazione del mare “a tutti coloro che vogliono contribuire al raggiungimento di obiettivi comuni”. “Sono infinite le procedure che il sistema è capace di creare per impedire lo sviluppo invece di creare le condizioni affinché gli operatori possano lavorare e produrre ricchezza per tutto il Paese. Evitiamo tante proposte ma lanciamo un unico forte messaggio del mare, dando voce a tutti coloro che fanno parte del cluster. La Federazione del mare potrebbe essere la camera di compensazione ideale in cui tutti i rappresentanti del cluster in una sorta di parlamento si possano confrontare, scontrare e discutere, ma dalla dialettica può nascere un sentiero comune”.

Alberto Rossi (Direttore Generale, Assarmatori). L’integrazione verticale come risposta alla necessità di efficienza delle operazioni portuali. “Il terminalismo diventa veloce solo se ha alle spalle un armatore, considerando la difficoltà di tutti gli altri protagonisti della filiera a fare investimenti. È un tema strategico soprattutto per un paese a portualità diffusa come l’Italia”. A patto di superare la vaghezza delle norme e, in particolare, “la diversa interpretazione delle stesse a seconda dei contesti”. “Sulle regole, che ci sono, va affrontata una seria discussione operativa. Si prenda l’art.11 della riforma che istituisce la conferenza nazionale della AdSP: è uno strumento essenziale per affrontare la questione centrale dell’armonizzazione delle grandi opere. Eppure non è praticamente quasi mai stata convocata”. Altra emergenza nazionale la questione dragaggi, “ad oggi il maggior ostacolo allo sviluppo dell’integrazione verticale”. “L’ideale sarebbe istituire un commissario nazionale sul tema, una struttura in grado di garantire la stessa interpretazione normativa per ogni porto impegnato in questo tipo di attività”. Altri elementi chiave su cui l’armamento deve fare fronte comune: le norme attuative per il bunkeraggio, l’applicazione delle procedure EMSA, una nuova impostazione delle regole di registrazione.

RedMar
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