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GIUGNO 2019 PAG. 64 - LIBRI - CONTRORDINE COMPAGNI - Marco Bentivogli - Rizzoli



“L’industria del futuro avrà solo due dipendenti: un uomo e un cane. L’uomo sarà lì per nutrire il cane. Il cane sarà lì per evitare che l’uomo tocchi qualcosa”. L’anneddoto dello studioso americano Warren Bennis sintetizza un sentimento diffuso. La quarta rivoluzione industriale suscita timori crescenti. L’innovazione tecnologica e la velocità sempre maggiore con cui si verifica il cambiamento stanno trasformando radicalmente il mondo conosciuto. Robotica avanzata, Intelligenza artificiale, big data, blockchain sono solo alcuni dei fattori che, combinati e integrati tra loro, stanno incidendo sulla sfera del lavoro, sulla società nel suo complesso, sulla vita quotidiana di ognuno di noi. Hanno ragione i catastrofisti tecnologici? Le macchine cancelleranno l’occupazione? Per Marco Bentivogli la risposta è no. Di fronte alla tentazione di “fermare il progresso” serve, al contrario, un cambio di paradigma, di prospettiva e di senso; è necessario “anticipare, pensare e progettare la trasformazione”, fare in modo che il nuovo che nasce compensi e superi ciò che muore. È possibile, e dove si sono prese le giuste misure si è riusciti a portare crescita economica, benessere, e a far aumentare l’occupazione, migliorare la qualità del lavoro e la sostenibilità ambientale dei modelli produttivi. L’industria 4.0, di cui questo libro offre una guida pratica, è un’occasione che un Paese come l’Italia non può e non deve lasciarsi sfuggire. Occorre ripartire, e subito, da un approccio competente e positivo all’innovazione tecnologica, da un rilancio dell’istruzione scolastica e della formazione in ambiente di lavoro; da nuovi corpi intermedi, come il sindacato “smart”, che sappiano guidare e orientare il mutamento in corso. Le forze politiche, in particolare quelle che si dichiarano progressiste, hanno il dovere di abbandonare il velleitarismo di chi vuole “fermare il progresso con le mani”, di guarire dalla miopia e dall’afonia con cui partecipano al discorso pubblico, di parlare di futuro delle persone e non di paure. È l’unica strada percorribile per interrompere il degrado civile del Paese e sconfiggere le ricette populiste.

Verso la secessione dei ricchi? Gianfanco Viesti, Laterza.

Veneto e Lombardia reclamano l’autonomia regionale differenziata. Ma di cosa si tratta effettivamente? Questo breve saggio analizza l’origine di un percoso di lunga data e le conseguenze che esso potrebbe provocare per il benessere dei cittadini italiani e la stessa unità del paese. “La sua finalità è di chiarire come non si tratti di una questione tecnico-amministrativa, ma di un processo con una grande valenza politica; e di illustrare le concrete modalità con chi può influenzare e modificare tanto i principi di parità dei diritti di cittadinanza degli italiani quanto il funzionamento di alcuni grandi servizi pubblici nazionali, a partir dalla scuola. Problematiche sulle quali la grandissima maggioranza dei cittadini italiani non è affatto informata”. Viaggio in una “grande questione politica” che può portare ad una vera e propria “secessione dei ricchi” secondo un meccanismo semplice ma sempre mantenuto nel vago di una formulazione semantica tranquillizzante: “le regioni a più alto reddito – questa la vera posta in gioco – trattengono una parte maggiore delle tasse raccolte nel proprio territorio, sottraendola alla fiscalità nazionale. Rapportare il finanziamento dei servizi al gettito fiscale significa stabilire un principio estremamente rilevante: i diritti di cittadinanza, a partire da istruzione e salute, possono essere diversi fra i cittadini italiani; maggiori dove il reddito pro capite è più alto”.  Un’autonomia mascherata che potrebbe “modificare profondamente le modalità di funzionamento del paese”. Tra i punti di “grandissima rilevanza” denunciati dall’autore: le modalità di finanziamento delle materie da trasferire alle regioni (“dai criteri per i fabbisogni dovrebbe essere escluso ogni riferimento al gettito fiscale”); l’estensione delle materie coinvolte (“per le grandi reti di trasporto e di navigazione, la produzione, trasporto e distribuzione dell’energia e la tutela della salute il passaggio ad una competenza regionale esclusiva non pare certamente opportuno”); il processo decisionale.
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