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MAGGIO 2019 PAG. 44 - NEWS OBOR


In Croazia ottava edizione del vertice “16+1” 
Si è tenuto a Dubrovnik l’ottavo vertice tra i capi di stato e di governo della Cina e dei paesi dell’Europa centro-orientale del meccanismo di “cooperazione 16+1”. Dalla sua nascita, sette anni fa, il progetto di collaborazione, non sempre visto di buon occhio dall’Ue, ha esteso progressivamente i settori di collaborazione bilaterale rafforzando i rapporti economico-commerciali e l’interconnessione tra una parte del vecchio continente e Pechino. Nell’occasione la China Machinery Engineering Corporation (CMEC) ha sottoscritto un contratto con la Logistic Center Varna (LCV), società integralmente controllata dalla T.B. Consult, per la costruzione di nuove infrastrutture nel porto di Varna, sul Mar Nero. Il valore del contratto, che si inquadra nell’ambito della Belt and Road Initiative, è di circa 120 milioni di euro. Secondo le previsioni, le nuove opere portuali saranno realizzate nell’arco di 36 mesi. LCV ha in progetto nello stesso scalo la costruzione del Port Logistics Center, un’area di 267mila metri quadri che verrà dotata di 2-4 banchine per i traffici di merci containerizzate, merci convenzionali e cereali. A fare da sfondo al vertice anche la richiesta formale della Grecia di entrare nel meccanismo “16+1” e lo sviluppo futuro della discussa linea ferroviaria Atene-Budapest. Il progetto, che dovrebbe collegare le capitali di Serbia e Macedonia estendendosi fino al Pireo, è stato ostacolato dalle preoccupazioni di Bruxelles per una possibile violazione delle norme europee sulla competizione, non solo da parte della Cina ma anche dell’Ungheria.

Pechino risponde alle critiche sulla “trappola del debito”
Uno studio condotto da Rhodium ridimensiona parzialmente i rischi legati alla cosiddetta “trappola del debito” legata alle iniziative della BRI. Secondo il rapporto, che prende in esame 38 operazioni di rinegoziazione del debito con 24 nazioni diverse, Pechino avrebbe rivisto le condizioni di prestiti concessi a paesi in via di sviluppo per una cifra complessiva di circa 50 miliardi nell’ultimo decennio. Nello specifico, in 14 casi il debito è stato cancellato, in 11 posticipato mentre nei casi rimanenti sono state accordate modifiche ai termini contrattuali. Secondo il report, la ridefinizione delle passività sarebbe stata spesso strumentalizzata con fini politici per fortificare le relazioni bilaterali. Tra le eccezioni, l’acquisizione dello strategico porto di Hambantota in Sri Lanka in seguito alle inadempienze finanziarie del paese affacciato sull’Oceano Indiano. Ad ogni modo, Pechino sta cercando di reagire alle critiche occidentali nei confronti della vocazione “egemonica” della BRI. Non a caso Xi Jinping, in apertura al secondo forum sulla Nuova Via della Seta, ha indicato i nuovi principi che guideranno l’iniziativa nei prossimi anni: trasparenza, sostenibilità, tolleranza zero nei confronti della corruzione, una maggiore  protezione della proprietà intellettuale e apertura del mercato cinese ai capitali stranieri. In quest’ottica Pechino ha annunciato un nuovo indirizzo quadro da utilizzare come guida nella valutazione dei rischi di indebitamento lungo la Belt and Road ispirato al IMF/World Bank Debt Sustainability Framework for Low Income Countries. 

Per Tria AIIB può generare opportunità per l’economia italiana  
“Crediamo fortemente nelle opportunità che la Banca Asiatica per gli Investimenti in Infrastrutture può generare per le imprese e gli intermediari finanziari italiani”. Lo ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, nel suo intervento all’incontro tra imprese ed istituzioni italiane con la Banca Asiatica per gli Investimenti in Infrastrutture (AIIB). “Il Mef – ha spiegato il ministro – non è solo un importante azionista di una iniziativa alla quale ha aderito, con entusiasmo, sin dalla sua fondazione, assieme ai principali partner europei, ma è anche un convinto sostenitore del ruolo che questa banca svolge a supporto dello sviluppo nell’area asiatica”. Per questi motivi, ha proseguito il ministro, “riteniamo che AIIB possa rappresentare un partner multilaterale affidabile, che va ad affiancare l’Asian Development Bank – l’altra grande banca multilaterale che opera nella regione asiatica – con caratteristiche strategiche innovative e complementari”. La Banca Asiatica per gli Investimenti in Infrastrutture (AIIB) è una banca multilaterale di sviluppo con sede a Pechino, fondata con il progetto di fronteggiare il gap di finanziamenti in infrastrutture nel continente asiatico. La mission è lo sviluppo sociale ed economico in Asia, con una particolare attenzione verso le infrastrutture sostenibili, i collegamenti transfrontalieri e il coinvolgimento di capitali privati. La Cina è il primo azionista con una quota del 30,9%, seguita da India (8,7%) e Russia (6,8%); fra i Paesi europei la Germania detiene il 4,7% del capitale, seguita da Francia (3,5%), Regno Unito (3,2%) e Italia (2,7%).

L’economia della BRI seconda solo a quella dell’Ue
La somma delle economie che rientrano nella BRI ha già superato la zona di libero scambio dell’America settentrionale (NAFTA), attestandosi come secondo pilastro del Pil mondiale, subito dopo l’Ue. È la conclusione del “Rapporto sugli indici d’investimento commerciale delle BRI” realizzato da enti di ricerca cinesi e stranieri (tra questi China Center for International Economic Exchanges, Refinitiv e il centro di ricerche della China Development Bank) che mette nel mirino 41 paesi partecipanti all’iniziativa analizzando lo sviluppo del commercio e degli investimenti sotto gli spetti della dimensione, della facilitazione, dei rischi e delle potenzialità. “Dal 2013 al 2018, il volume totale degli scambi di merce tra la Cina e i Paesi lungo la BRI ha superato i 6 trilioni di dollari e il tasso di crescita medio annuo è stato superiore a quello del commercio all’estero della Cina dello stesso periodo dell’anno precedente,” sottolinea il report. “La quota di scambio di merce tra la Cina e i Paesi lungo la nuova via della seta è aumentata dal 25% del 2013 al 27,4% del 2018”. Pechino  è diventata il principale partner commerciale di 25 paesi aderenti l’iniziativa con investimenti diretti che superano i 90 miliardi di dollari. scala commerciale e potenzialità di sviluppo pongono la Cina al primo posto in classifica per l’indice commerciale generale seguita da Singapore, India, Emirati Arabi Uniti e Malesia. “Il commercio interno tra i Paesi della BRI equivale al 65% del commercio tra i Paesi membri dell’UE, di molto maggiore al volume commerciale interno della zona di libero scambio nordamericana. La proporzione delle regioni e dei Paesi lungo la BRI nei flussi di capitali transfrontalieri globali è del 31,6%, superando la percentuale del 23% della zona di libero scambio nordamericana e il 21,2% dell’Unione europea.

Nuova Zelanda tappa intermedia per i collegamenti Cina – America del Sud
La Nuova Zelanda rompe il fronte anticinese con USA, Regno Unito, Canada e Australia e apre ad una cooperazione con Pechino come ponte per lo sviluppo della BRI in America latina. È quanto annunciato dal ministro del Commercio e delle esportazione del Paese, David Parker, a seguito dei colloqui tenuti ad Auckland nel corso del China Business Summit 2019. L’idea, ancora in fase embrionale, è quella di realizzare una linea aerea e una marittima per collegare direttamente Cina e America del Sud con tappa intermedia Nuova Zelanda. Primo paese ad economia avanzata a siglare un trattato di libero scambio con Pechino nel 2008 e ad aderire alla Banca asiatica per gli investimenti nelle infrastrutture, lo stato insulare è diventato il secondo partner commerciale per l’ex celeste impero. Ciononostante il governo di Wellington ha deciso di vietare all’azienda per le telecomunicazioni cinese Huawei di partecipare allo sviluppo della rete di telefonia mobile ad alta velocità 5G in Nuova Zelanda.

Più facile la circolazione per i cittadini coinvolti nella BRI
Sarà più semplice ottenere i visti per entrare in Cina per le persone coinvolte nell’attuazione della BRI. È l’obiettivo con cui l’amministrazione cinese per l’immigrazione ha annunciato una serie di accordi  bilaterali riguardanti i veicoli e i cittadini dei paesi coinvolti in progetti, conferenze, attività e nella cooperazione nell’ambito dell’iniziativa. Per facilitare l’accesso a queste persone, sia cinesi che straniere, e alle vetture sono stati creati alcuni canali dedicati in 12 posti di frontiera aeroportuali, compresi gli scali di Pechino, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen, e in 6 valichi di confine terrestri, compresi quelli di Manzhouli e Horgos. Introdotto anche una serie di procedure speciali per la richiesta di documentazioni urgenti, di gruppo o al di fuori dei consueti orari d’ufficio.

La Croce Rossa aderisce alla Nuova Via della Seta
Il Comitato internazionale della Croce Rossa parteciperà all’iniziativa Belt and Road (BRI) per offrire la propria assistenza in ambito umanitario. Lo ha annunciato Jacques Pellet, inviato personale del presidente della Croce Rossa in Cina, in occasione della seconda edizione del forum Belt and Road per la Cooperazione. Obiettivo dell’organizzazione è quello di stringere ulteriormente i rapporti di collaborazione con Pechino e i paesi che aderiranno all’iniziativa. “La Croce Rossa ha lavorato in molti dei Paesi attraversati dalla BRI”, ha commentato Pellet. “Fin da quando abbiamo saputo di quest’iniziativa, abbiamo ritenuto fosse importante rivolgerle la nostra attenzione”. Secondo l’inviato, l’organizzazione condividerà i propri punti di vista e l’esperienza nel campo dell’assistenza umanitaria con i Paesi della Belt and Road ancora interessati da conflitti.


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