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MAGGIO 2019 PAG. 12 - Rodolfo De Dominicis: il futuro è la gestione dei big data


Dalla supply chain al supply network. L’innovazione tecnologica modificherà a fondo la logistica spingendola in un’area in cui il fisico e il digitale convergono. Infrastrutture e operatori hanno già imboccato la strada dello scambio di dati e informazioni prefigurando il nuovo paradigma operativo del settore. “Il futuro è la gestione dei big data: conterà la capacità di creare una mega community la cui interazione determinerà minimi costi per il sistema e massimo profitto per il singolo soggetto economico”. Ma per Rodolfo De Dominicis, Presidente e Ad di Uirnet, è arrivato il momento di premere sull’acceleratore. Di abbracciare senza tentennamenti la svolta digitale. “Allo stato attuale vale il vecchio adagio: ora o mai più. Il rischio è quello di giocare un ruolo marginale nella grande competizione mondiale”.

A che punto è il settore logistico nell’implementazione delle nuove tecnologie?     
Lo stato dell’arte riflette un po’ il livello generale del comparto anche sul versante fisico: non avanzato. Ci sono stati non pochi investimenti da parte dei privati ma è mancato il necessario intervento di sistema. Anche alla luce delle due grandi partite che si giocano quando si parla di digitalizzazione: efficienza, come risultato finale, e sicurezza, come precondizione operativa. Su quest’ultimo punto non si può prescindere: alle nuove applicazioni va accompagnata un’attenta analisi nella gestione dei rischi.     

Non a caso si parla sempre più di sicurezza digitale…
In un ecosistema dove la componentistica è in prevalenza di origine cinese e i sistemi gestionali sono americani, l’Europa, con il poco su cui può contare in questi settori, sembra fare la figura del vaso di coccio. Eppure il rischio del “controllo” va guardato nella giusta prospettiva: abbiamo tutti i mezzi per poter gestire senza eccessivi preoccupazioni grandi sistemi dati. Piuttosto dovremmo indirizzarci verso il modello di sviluppo “dual use”, alla base del sistema produttivo e di ricerca statunitense, dove le innovazioni in campo militare trovano poi applicazione pratica in quello civile. Dalle nostre parti, con la netta separazione delle due sfere, gli investimenti seguono un modello superato e meno efficiente. 

Su quali segmenti della filiera bisogna intervenire in maniera prioritaria?
Nel nuovo paradigma lo sviluppo tecnologico dei nodi diventa strategico. Porti, interporti, centri merci ferrovie e piastre dei privati. Oltre al collegamento con i vettori. Da anni siamo impegnati nella realizzazione di un sistema di connessione tra mezzi stradali, ferroviari, marittimi e, in prospettiva anche aerei, con i punti nodali del network logistico della penisola. E insisto: bisogna muoversi in fretta. Basti pensare a quanto evidenziato da una ricerca effettuata dal Gruppo Ambrosetti secondo cui con il “full digital” potremmo recuperare 5/6 miliardi all’anno sul Pil. Una perdita che non possiamo più permetterci. 

Ci sono modelli esteri cui l’Italia potrebbe ispirarsi? 
Uno è quello olandese, con il sistema Portbase collegato ad una piattaforma logistica nazionale neutrale, che è poi il modello che stiamo sviluppando. L’altro grande punto di riferimento è Singapore. Proprio con la Port Autority dello stato asiatico siamo in dirittura d’arrivo per la firma di un protocollo d’intesa che ci permetterà di mettere in comune le esperienze sviluppate fino ad ora.
 
Gli obiettivi futuri di Uirnet?
Abbiamo realizzato le indicazioni che ci venivano dal mercato pubblico. La legge di finanza che ci istituiva, risalente al 2006, puntava alla realizzazione di una PNL ad “alta automazione”. L’appuntamento intermodale, che consente al camionista di prenotare l’ingresso in porto, l’Anagrafica Nazionale Autisti, per il coordinamento delle informazioni sugli operatori, e la gestione degli eventi di sicurezza, con il reindirizzamento dei flussi nel caso di problemi dei nodi, sono risultati concreti. Vanno nella giusta direzione. Ma in più di dieci anni dall’approvazione della legge il mondo ha subito una vera e propria rivoluzione. E se non acceleriamo il passo, con un intervento davvero sistematico, resteremo tagliati fuori.
Giovanni Grande
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