Header Ads

MAGGIO 2019 PAG. 10 - La supply chain lascia il posto alla supply network


La disruption delle innovazioni tecnologiche riguarderà anche la logistica. Il cambio dei paradigmi produttivi e di consumo di beni servizi determinati dalla digitalizzazione renderanno, anzi, il settore tra quelli con il maggior tasso di evoluzione sul medio periodo, sia a livello operativo sia strategico. Le sperimentazioni sulla connettività infrastrutture/operatori hanno già prodotto soluzioni pratiche che stanno modificando a fondo i modelli di business. Dalla gestione dei magazzini al coordinamento delle flotte all’ottimizzazione delle operazioni sull’ultimo miglio il tradizionale concetto di supply chain lascerà ben presto il posto a quello del supply network. Con ricadute enormi in termini di efficienza dei processi, determinazione dei prezzi e competitività dei servizi. Oltre il perseguimento di un obiettivo strategico per la configurazione fisica, prevalentemente urbana, del nostro sistema portuale: movimentare più volumi a parità di spazi. Al bivio di una svolta epocale l’Italia sconta la mancanza di una politica organica, in grado di portare a sistema le iniziative fin qui condotte in modo isolate. UIRNET, il soggetto attuatore da parte del MIT per la realizzazione e la gestione della Piattaforma Logistica Nazionale Digitale, ha fatto il punto sullo stato dell’arte a Genova. Dall’incontro “Infrastrutture digitali e logistica delle merci. Priorità strategiche per Genova e per l’Italia” è emersa l’importanza della posta in palio e la necessità per il sistema paese di accelerare il passo. 

Marco Bucci (Sindaco, città di Genova). Logistica e supply chain come chiave di sviluppo della città. Insieme all’integrazione tra infrastrutture e digitalizzazione. “L’assegnazione della gara per la diga foranea è un passo verso la gestione delle navi da 22mila Teu. Serviranno aree retroportuali, anche a grande distanza dalle banchine”. E le nuove tecnologie possono giocare un ruolo di facilitazione. “Dalla fabbrica all’utente finale si stabilisce un sistema unico di tracciabilità che va dai pagamenti alla gestione dei servizi. In questo contesto l’ambizione di Genova è diventare una piattaforma globale sul modello di Amburgo. Non basta più la geografia favorevole: siamo un centro logistico importante ma bisogna lavorare sempre più sulla tecnologia”.

Massimiliano Sartori (Studi e Ricerche UIRNET). L’impatto delle innovazioni tecnologiche si riflette sui modelli di business. Lo schema tradizionale delle economie di scala, con il fenomeno del gigantismo navale, si troverà presto a convivere con la cosiddetta platform economy. “Nuovi operatori che puntano alla massima personalizzazione e intermediazione che si basa su una trasparenza completa sui tempi, i prezzi e sul processo che diventa veloce, facile e senza carta”. Si andrà verso una “uberizzazione” della logistica? Troppo presto per azzardare ipotesi. Di certo c’è che “una maggiore efficienza della filiera distributiva produce più effetti positivi dell’eliminazione di alcuni dazi”. Bisognerà lavorare, dunque, sulla mitigazione dei rischi legati alla crescita dimensionale dei traffici su una singola rotta. “Il salto di qualità avverrà quando tutto il sistema sarà connesso, integrato, automatizzato. Disporre di una infrastruttura digitale e automatizzata non è sufficiente se il sistema esterno rimane indietro”.

Nicola Bassi (Responsabile sviluppo nuovi servizi UIRNET). La costruzione della Piattaforma Logistica Nazionale segue tre indirizzi strategici: acquisizione delle best practices (comunità, processi, misure e certificazioni), estensione dell’esistente (coinvolgimento dell’autotrasporto ed estensione del porto alla supply network), pensare per sistema (aree buffer per garantire continuità degli scambi, parcheggi di prossimità, trasporto green in ambito urbano). “Una combinazione di elementi che per Genova, ad esempio, potrebbe contribuire all’allargamento della sua catchment area”. L’obiettivo è recuperare almeno i 500mila container della pianura padana che sbarcano in Nord Europa e, in una visione generale, rendere più profonda la penetrazione del nostro sistema logistico attraverso le maggiori opzioni operative fornite dalle applicazioni tecnologiche. 

Christian Colaneri (Direttore Direzione Commerciale, RFI). La priorità è il riequilibrio intermodale ferro-gomma così come prospettato anche dai piani europei. Su questa strada RFI sta sviluppando l’integrazione dei sistemi informativi per la gestione della circolazione con le diverse Autorità di sistema portuale. “Poter disporre di informazioni in tempo reale sullo stato della circolazione sulla rete o all’interno dell’area portuale consente di modificare al meglio la gestione di qualsiasi anomalia rispetto al traffico programmato”. Genova, Trieste e La Spezia sono già in una fase avanzata nello sviluppo del dialogo tra i rispettivi Port Community System con la Piattaforma Integrata di Circolazione della Rete. Tra i punti messi a segno la collaborazione nell’ambito del progetto E-Bridge approvato nel recente CEF 2018.

Mattia Fantinati (Sottosegretario di Stato alla Pubblica Amministrazione). La mancata digitalizzazione dell’amministrazione si riverbera sotto forma di costo occulto per cittadini e imprese. “Logistica e infrastrutture sono il punto di partenza. Smart city e Iot diventano gli strumenti per gestire la ridefinizione dei processi della filiera”. A patto che gli interventi non si risolvano nella produzione di ulteriore “attrito burocratico”. “Alla P.A. italiana, caratterizzata da una formazione prevalentemente giuridica, mancano le competenze digitali. Bisognerà affrontare innanzitutto questo tema per assicurare la riuscita del primo obiettivo da perseguire: la piena interoperabilità tra gli svariati sistemi adottati dall’amministrazione statale”. 

Fabrizio Perrone (Amministratore Delegato, Logistica Digitale). Completa smaterializzazione dei controlli per ottimizzare i flussi in uscita dai porti. “Genova può rappresentare un laboratorio in questa direzione ma è una partita che deve giocare tutto il paese recuperando le esperienze effettuate e omogeneizzandole a livello di soluzioni da proporre”. Tre punti su cui incentrare gli sforzi futuri: “convergenza fra infrastrutture materiali e immateriali, integrazione tra industria e logistica, sviluppo di nuove competenze”. “Gli attuali cicli formativi sono troppo lenti. Un esempio da seguire potrebbe essere il porto di Rotterdam, con il suo incubatore di nuove esperienze tecnologiche”. Infine gli incentivi per l’industria 4.0: “il meccanismo andrebbe esteso a tutta l’area logistica”.

Guido Ottolenghi (Presidente, Comitato tecnico-scientifico di Confindustria per la logistica). Il nemico numero uno dei costi logistici si chiama frammentazione. Anche nella trattazione dei dati. “Occorrono standard di comunicazione: c’è discrepanza tra il tasso di competitività digitale delle aziende e le lente risposte del settore pubblico”. Questione che andrebbe allargata anche all’ambito europeo dove mancano sistemi aperti e condivisi. La mancanza di un “unico linguaggio” produce distorsioni: “diventa sempre più difficile imporre ad un autista straniero le normative introdotte dal governo italiano”.
Giovanni Grande
Immagini dei temi di Bim. Powered by Blogger.