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MARZO 2019 PAG. 19 - UIR e Assoporti, promozione del sistema Italia all’estero


 Lo sviluppo di una visione programmatica per la logistica italiana passa anche e soprattutto da una più stretta collaborazione tra porti e interporti. Sotto questo aspetto la riforma Delrio ha senza dubbio rappresentato un punto di svolta favorendo le occasioni per un dialogo concreto tra realtà fino ad oggi poco coordinate. Anche in quest’ottica va letto il recente protocollo d’intesa che vede collaborare strettamente Assoporti e UIR per la promozione del sistema italiano all’estero. “Un segnale positivo,” per il presidente dell’associazione che riunisce gli interporti italiani, Matteo Gasparato, “un passo importante verso l’auspicata integrazione logistica che può garantire maggiore competitività verso i mercati internazionali”.

A quali esigenze risponde questa collaborazione?
L’iniziativa nasce da ICE e consiste in un protocollo d’intesa con Assoporti e UIR pensato appositamente per la commercializzazione del brand logistico italiano: porti e interporti si presentano all’estero come un cartello unico. Lo abbiamo già fatto nel dicembre scorso in una missione condotta a Tokio, replicheremo la proposta nei prossimi appuntamenti di Cannes e Monaco dove illustreremo le opportunità per le aziende estere che vogliono investire in Italia. Uno stretto rapporto tra i soggetti della filiera che come UIR abbiamo sperimentato anche con RFI per avere chiaro il quadro degli interventi da portare a termine, soprattutto in merito alle problematiche dell’ultimo miglio. 

Quale è lo stato di salute degli interporti italiani? 
In generale è buono. È ovvio, poi, che ci sono alcune realtà caratterizzate da grandi performance in termini di traffici ed altre che scontano alcuni ritardi infrastrutturali. Ciò che preme, per lo sviluppo di tutto il paese, è che l’attuale rete vada messa in comunicazione tramite una serie di snodi strategici.

La priorità per il settore?
L’uniformità delle regole per la gestione dell’ultimo miglio e delle manovre. Purtroppo alcune delibere dell’ART (Autorità di Regolazione dei Trasporti) hanno determinato indirizzi non precisi quando non contraddittori in questa delicata materia. Se è giusto che in ogni interporto operino gestori unici diversi è altrettanto importante che tra manovra e coordinamento terminalistico sia garantita la massima neutralità rispetto ai vettori ferroviari e ai MTO. Vanno evitate differenti modalità di gestione degli snodi per evitare diseconomie e rendere l’offerta più competitiva possibile.

Riforma degli interporti, un sogno cui ha rinunciato?
Assolutamente no. Da parte nostra abbiamo ripreso il testo Velo risalente a una decina di anni fa riadattandolo alle nuove esigenze del sistema. Di certo se non è possibile ottenere una legge quadro per il settore chiediamo almeno un articolato incardinato su una serie di punti: definizione degli interporti come non mera piattaforma logistica, chiarezza sulla natura della normativa, sia essa pubblicistica o privatistica, risoluzione delle criticità legate all’approvazione per VIA e VAS. Sulla falsariga di ciò che avviene nei porti spingiamo anche per l’adozione di un sistema di auto sostentamento economico basato su una parte del transato doganale che viene movimentato. L’ultima grande legge di finanziamento degli interporti risale al 1990: da allora abbiamo fatto ricorso solo sulle nostre forze.

Interporto Quadrante Europa, quali sono le prospettive per quest’anno? 
Raccogliamo i frutti di un triennio importante sotto il punto di vista dei traffici con 48 mila treni operati e oltre 25 milioni di tonnellate di merci movimentate. Contiamo di crescere ulteriormente anche grazie al progetto del nuovo terminal in via di finalizzazione con RFI. Entro luglio speriamo di ottenere il via libera per un’infrastruttura da 750 metri che abbiamo progettato e già inserita nei nostri piani finanziari. 
Giovanni Grande
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