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FEBBRAIO 2019 PAG. 32 - Porti, alto livello di efficienza per la sfida del gigantismo


Portare a Genova le navi da 20mila Teu trasformando lo scalo ligure nella porta di accesso per i mercati del Sud Europa centrale della Belt and Road Initiative. Bruno Musso, presidente del Gruppo Grendi, non rinuncia al confronto con il Northern Range. Anzi rilancia la posta, adattando il vecchio sogno della rotterdamizzazione della Lanterna ai nuovi scenari geoeconomici.

L’obiettivo è quello di replicare le condizioni geografiche favorevoli del Nord Europa – la presenza di grandi spazi retroportuali pianeggianti – attraverso sofisticati interventi ingegneristici e tecnologici. Realizzando “un sistema di trasporto continuo con potenzialità di 10 milioni di Teu annui che, attraverso un tunnel dedicato di 38 chilometri, collega i 3 accosti ricavabili sulla diga foranea di Genova Pra, con gli spazzi illimitati di Novi Ligure-Basaluzzo”.

“Per potersi adeguare – spiega Musso, a margine della Shipping, Forwarding & logistic meet Industry 2019 – è necessario integrare il porto con la pianura e solo a Genova questo è tecnicamente possibile collegando gli alti fondali del Tirreno con la retrostante pianura padana”.

Realizzato in collaborazione con il Siti (Compagnia di S. Paolo – Politecnico di Torino) il progetto BRUCO (Bi-level Rail Underpass for Container Operations) prevede la realizzazione di un porto secco in provincia di Alessandria (Basaluzzo), con superficie da attrezzare pari a 900 ettari,  collegato via tunnel con un’isola portuale a Genova Pra. Le operazioni di movimentazione sarebbero effettuate con un sistema automatico brevettato navette – banchina con 15 gru.

“Nessun sistema di trasporto ha la potenzialità necessaria per fronteggiare questi volumi di traffico: basta pensare che sono sufficienti 3 accosti per mega navi che operano in contemporanea per generare un flusso di 24mila teu giorno che per la prosecuzione terrestre non può utilizzare nessun sistema tradizionale. Infatti, ipotizzando di usare le ferrovie servirebbero circa 400 treni al giorno contro i trenta attuali di Genova”.

Completamente autofinanziato (“perché produce un risparmio di 50 euro a container di trasporto terrestre e di 500 dollari/container di nolo) BRUCO rappresenterebbe “un’infrastruttura aggiuntiva che non sostituisce né danneggia le realtà attuali e i progetti di sviluppo sia ferroviari sia portuali”. Secondo Musso il sistema “servirebbe via Genova traffici oggi persi, cioè i due milioni di Teu provenienti in pianura padana dal Nord Europa”. Allo  stesso tempo valorizzerebbe opere come il Terzo Valico “sia per far fronte alla crescita generalizzata di tutti i traffici, sia per il treno veloce passeggeri necessario alla realizzazione dell’area logistica metropolitana Genova – Milano – Torino”.

“Solo un alto livello di efficienza portuale può permettere di superare la sfida del salto tecnologico rappresentato dal gigantismo navale,” sottolinea Musso. “Nel Mediterraneo solo il nord Italia giustificherebbe la realizzazione di un porto di destinazione finale per mega navi, perché la pianura padana è l’unico mercato che già oggi muove 8,5 milioni di Teu. Ma nella situazione attuale in cui il traffico viene sbriciolato tra 12 scali diventa impossibile utilizzare le economie di scala”.
BRUCO, stando a questa analisi, potrebbe rappresentare la soluzione adatta “per giocare ad armi pari la sfida logistica di questo secolo”. “L’Italia, centro logistico del Sud Europa, diventerebbe la vera porta d’ingresso della Via della Seta, con uno sviluppo occupazionale stimabile in 300mila unità – numero quasi 10 volte superiore al livello attuale”.
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