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FEBBRAIO 2019 PAG. 25 - Le ZES e le ZLS, quali contenuti, quali sinergie


Maurizio D’Amico (Segretario Generale Femoza, World Free & Special Economic Zones Federation). Concetto cardine alla base di tutte le declinazioni di ZES, le zone franche sono uno strumento tipicamente mediterraneo che emerge fin dall’antichità e caratterizza l’attuale fase storica che Pharag Khanna ha individuato come asiaizzazione (dopo l’europeizzazione del XIX secolo e l’americanizzazione del XX). “E’ in estremo oriente che le zone speciali hanno ottenuto i successi più spettacolari benché il loro sviluppo riguardi tutto il pianeta con circa 4.500 tipologie riscontrate in 135 paesi per un totale di 70 milioni di lavoratori”. Modulate in termini di estensione e caratteristiche (esenzioni fiscali, semplificazioni amministrative e/o doganali) le Zone, il cui obiettivo logistico è la connessione con le catene mondiali di produzione, si stanno evolvendo attorno a una serie di nuovi principi ispirati al rispetto ambientale e della responsabilità sociale d’impresa. “L’esperienza italiana, in particolare, potrebbe fungere da incubatore di politiche pilota da estendere eventualmente a tutto il territorio nazionale anche in funzione di contrappunto ai flussi attivati dalla Belt and Road Initiative: il Mediterraneo, e la penisola in particolare, potrebbero fungere da punto di equilibrio tra Ue e Asia”.

Francesco Messineo (Segretario Generale, AdSP Mar Tirreno Centrale). Sarà il decreto semplificazione a determinare le condizioni operative delle ZES italiane. La Campania è la prima regione ad aver attivato lo strumento con la nomina del comitato di indirizzo. I vantaggi consisteranno in misure di facilitazione fiscale (attivate dallo Stato e da un possibile intervento regionale per la sospensione dell’IRAP) ma soprattutto in semplificazioni amministrative. “E’ questo il principale ostacolo che tiene lontane le imprese estere, spesso spaventate dall’incertezza dei tempi burocratici”. Diminuzione delle tempistiche per l’acquisizione dei pareri, certezze per l’attivazione dei servizi infrastrutturali, possibilità di attivare un regime doganale speciale (zone intercluse) le misure attese dal governo per far partire il primo avviso di comunicazione di interesse destinato alle imprese che vogliono insediarsi.

Marco Lenti (Avvocato, Studio Legale Mordiglia). Una governance incentrata anche sul confronto con le istanze che arrivano dal territorio. È quello che em  erge dai primi atti di costituzione delle ZES, processo in fase di realizzazione avanzata, per adesso, solo in Campania e Calabria. “A parte differenze superficiali le nuove Zone, così come impostate nelle due regioni, saranno gestite dai comitati d’indirizzo, il cui compito è quello di coordinarne le strategie di sviluppo. L’organo sarà comunque affiancato da una serie di strumenti preesistenti per garantire una giusta interlocuzione. È il caso ad esempio del Surap, lo sportello unico regionale per le attività produttive, e, come in Campania, della cabina di regia e della struttura di missione che coadiuveranno il comitato d’indirizzo”. Varie le semplificazioni che potrebbero essere attivate, una volta portato lo strumento a regime: istituzione di una SCIA unica, digitalizzazione dei procedimenti amministrativi, modulistica standardizzata. 

Giampaolo Botta (Direttore Generale, Spediporto). I grandi player del commercio elettronico stanno alimentando la tendenza ad avvicinare le aree di produzione a quelle di consumo. “Da una parte, è il caso del gigantismo navale, si registra una spersonalizzazione delle attività logistiche in favore delle economie di scala, dall’altro, un ritorno, grazie alle peculiarità dell’e-commerce, a servizi altamente personalizzati”. Un’opportunità ulteriore di crescita, da quale lato la si voglia vedere, testimoniato dall’intenzione manifestata da Amazon di investire pesantemente nella ZES di Port Said. Ben vengano, allora, le semplificazioni previste per le Zone italiane ma andrebbe fatto un passo in più, guardando a tutto il territorio italiano. “Serve soprattutto una svolta culturale che investa la pubblica amministrazione. Quest’ultima dovrebbe essere orientata allo sviluppo del business, come avviene in Asia, sollevando le imprese dalle incombenza burocratiche che non le competono. Mettendo tutto a sistema si riuscirebbe ad offrire al mercato più piattaforme logistiche in grado di servire il mercato”.
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