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FEBBRAIO 2019 PAG. 23 - ANIMP, filiera complessa per logistica di eccellenza


Elaborare una visione strategica attraverso la costruzione di un network capace di mettere in connessione persone, competenze, realtà imprenditoriali e di studio nel campo dell’ingegneria industriale. È l’obiettivo perseguito da ANIMP – Associazione Nazionale di Impiantistica Industriale – attraverso l’azione delle sue 10 sezioni operative, ognuna delle quali dedicata ad un ambito specifico d’interesse per questa importante filiera produttiva. Tra queste anche il ramo riservato a Logistica, Trasporti e Spedizioni, guidato da Enrico Salvatico, cui aderiscono 148 tra i 500 associati complessivi dell’organizzazione. “Un punto di incontro e discussione che riunisce principalmente gli epc contractor, ovvero le aziende di ingegneria che progettano e costruiscono grandi impianti industriali, gli spedizionieri, e in genere tutti i fornitori di servizi logistici, i terminalisti portuali e gli armatori che operano nel cosiddetto project cargo”.

Di cosa si occupa nello specifico la sezione logistica di ANIMP?  
Parliamo di un settore d’eccellenza dell’industria italiana che realizza dalle centrali nucleari ai rigassificatori, a qualsiasi tipo di impianto industriale. Una filiera lunga e complessa che tentiamo di coadiuvare trovando soluzioni alle problematiche operative che emergono dal lavoro quotidiano.   Attraverso un dialogo continuo tra gli stakeholders e una collaborazione sempre più stretta con le Università. Siamo convinti che l’alleanza con il mondo accademico sia strategica. Permette di studiare il passato, capire il futuro e trovare i rimedi adeguati per il presente. 

Quali sono i caratteri specifici del project cargo?
L’alta specializzazione di tutti i soggetti coinvolti. Si tratta di aziende che costruiscono e trasportano impianti complessi in condizioni climatiche e geografiche spesso estreme. Il settore è connotato da una forte predisposizione all’investimento e all’impiego di tecnologie avanzate. Con una capacità di adattarsi a situazioni sempre nuove e a trovare le relative soluzioni che forse è una virtù tipicamente italiana. Soprattutto, un comparto a vocazione internazionale. La logistica di cui trattiamo esula dai confini nazionali e si confronta a livello globale.

Che tipo di competenze sono richieste?
Il trasporto di beni eccezionali, sia per dimensioni sia per valore economico, richiede competenze e professionalità molto specifiche. Basti pensare, ad esempio, alle questioni relative alla contrattualistica. I soggetti che intervengono nei processi di progettazione, realizzazione e  trasporto sono molteplici e caratterizzati da ambiti e interessi molto variegati. Riuscire ad aggregare tutti i fattori sotto uno stesso profilo risulta complicato ed ogni passaggio va accuratamente calibrato.
Le nuove tecnologie potrebbero facilitare questo aspetto?
Al momento attuale non credo che gli “smart contract”, più adatti a contesti standardizzati, possano interpretare al meglio le esigenze del settore. Il project cargo è per natura molto specifico, ogni singolo caso richiede attenzione e le soluzioni devono essere il più possibile personalizzate. Per il futuro non saprei. 

Quali le prospettive per il futuro?  
La necessità di poter contare su un sistema infrastrutturale efficiente, soprattutto sul lato porti, è lampante. Tanto più considerando la tendenza degli ultimi tempi a spostare la costruzione di moduli più piccoli o in vicinanza dell’end user o in paesi con un basso costo della manodopera. In un contesto in cui l’attività si sta spostando fuori dai confini europei, bisogna rendere più semplice le operazioni a supporto della prima fase di realizzazione dei componenti ancora presente in Italia. Per farlo servono banchine, strade e ferrovie adeguate.
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