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GENNAIO 2019 PAG. 56 - Ucina, i soci prevedono crescita del fatturato 2019


I preconsuntivi 2018 rivelano una crescita del 9,5% - Criticata la manovra del Governo che dimentica i porti turistici

Si è tenuta a Roma, presso la Pinacoteca del Tesoriere di Palazzo Patrizi, l’Assemblea Generale dei Soci UCINA che ha visto riuniti gli imprenditori della nautica da diporto per una giornata di lavori, di confronto e di aggiornamento sul settore.

Nell’ambito della sessione privata dell’Assemblea, sono state presentate agli Associati le indicazioni sulle previsioni 2019 del mercato nautico, frutto di un’indagine condotta dall’Ufficio Studi di Ucina Confindustria Nautica. Dall’analisi emerge che il 63% delle aziende coinvolte dichiara, sulla base del portafoglio ordini, una crescita del fatturato 2019. Il 35% degli intervistati indica un aumento fino a + 5%, il 14% tra il 5 e il 10%, il 14% oltre il 10%. Per il 28% degli intervistati il 2019 sarà un anno di stabilità, mentre soltanto il 9% prevede una contrazione rispetto al fatturato 2018.

Sono state, inoltre, presentate le elaborazioni sull’andamento dell’industria italiana della nautica, relative al preconsuntivo per l’anno 2018, che registrano una crescita del 9,5% rispetto all’anno precedente. In particolare, il settore della cantieristica vede un incremento del 10,4% e quello degli equipaggiamenti (accessori e motori) del 7,8%. I dati definitivi relativi al 2018, basati sui bilanci delle imprese, saranno presentati come di consueto in occasione del 59°Salone Nautico.

“L’andamento del fatturato globale del settore ha registrato negli ultimi anni una ripresa significativa e consolidata. Le aziende hanno nuovamente dato fiducia ai venti favorevoli per il settore, anche grazie agli ottimi risultati di vendita dei principali saloni nautici internazionali, testimoniando il risveglio del mercato europeo ed italiano” ha commentato Carla Demaria, Presidente di UCINA Confindustria Nautica.

Fortissima delusione invece per la mancata risposta del Governo al tema dell’applicazione retroattiva - a contratti già in corso - dell’aumento fino al 400% dei canoni demaniali dei porti turistici.
Nonostante l’intensa attività di confronto con diversi ministri, l’emendamento parlamentare volto a chiudere a stralcio i contenziosi di 25 porti turistici con lo Stato non è stato inserito nel maxi emendamento del Governo, votato al Senato, che ha interamente sostituito la manovra.

Il contenzioso riguarda l’applicazione retroattiva - a contratti già in corso - dell’aumento fino al 400% dei canoni demaniali fissato dal governo prodi nel 2006. In continuità con il passato, si è scelto di rinviare ancora una volta una decisione, necessaria, ora più che mai, a evitare il “fallimento di Stato” delle imprese che travolgerebbe i 2.200 addetti delle strutture portuali interessate.

In assenza di una specifica norma a nulla sono valse le sentenze del Consiglio di Stato e quella della Corte Costituzionale, che ha sancito che i canoni possono essere aumentati, ma non retroattivamente, dovendosi distinguere fra i contratti di concessione in corso e quelli stipulati successivamente all’entrata in vigore degli aumenti. L’Agenzia delle Entrate, infatti, ha cominciato recentemente a esigere le somme non dovute e il primo dei 25 porti in contenzioso si è già visto bloccare i conti correnti.

Tutto ciò non rappresenta solo una indebita pretesa dello Stato, a ulteriore dimostrazione di una cultura anti impresa che si diffonde nel Paese, anche a livello di classe dirigente, ma il non aver affrontato il problema rappresenta anche una sottrazione ai danni per tutti i cittadini italiani. Operando in questo modo, infatti, il messaggio che arriva forte e chiaro a tutti gli investitori, nazionali ed esteri è evidente: l’Italia è un Paese dove non ci sono certezze e di cui non ci si può fidare. Il secondo messaggio di questa legge di bilancio, fortemente negativo, è quello per cui, ancora una volta, ottiene ascolto solo chi blocca servizi pubblici essenziali. E anche in questo è difficile cogliere grandi cambiamenti con il passato.

RedMar
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