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OTTOBRE 2018 PAG.55 - Coordinamento confederale Confetra per il Mezzogiorno

Il processo di riarticolazione della rappresentanza in seno a Confetra guarda sempre più verso Sud, dove nei prossimi anni si giocheranno sfide essenziali per il rilancio di tutto il Paese. Dopo il passo compiuto con la recente istituzione del coordinamento della Campania, prima estensione del modello organizzativo della Confederazione in una regione meridionale, si è svolta a Napoli, nel corso della Shipping Week, la riunione tra i rappresentanti del Sud per le federazioni nazionali e le associazioni territoriali aderenti che hanno costituito ufficialmente il Coordinamento confederale per il Mezzogiorno. Lo guiderà Domenico De Crescenzo, dal 2009 presidente della Commissione doganale di Fedespedi, associazione all’interno della quale ha ricoperto numerose cariche.

Con quali obiettivi nasce il nuovo coordinamento?       
Per la prima volta riuniamo attorno allo stesso tavolo spedizionieri, doganalisti, agenti marittimi, corrieri, terminalisti e autotrasportatori di cinque regioni – Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna – che superano i dieci milioni di abitanti e, dal punto di vista dei trasporti, sono dotate di porti e strutture logistiche di primaria importanza. Si tratta di una svolta, oserei dire, poiché punteremo a costruire un dialogo che fino ad ora è latitato dotando il Sud di una voce unitaria nell’ambito delle scelte confederali. 

Dal punto di vista operativo quali iniziative saranno prese?
In un Paese come l’Italia caratterizzato da una serie di squilibri a livello economico e, conseguentemente, anche dal punto di vista della rilevanza del settore trasporti, diventa necessario dotare il Mezzogiorno di un maggiore “peso politico”. Le scelte strategiche per il futuro del Paese non possono prescindere da un coinvolgimento delle regioni meridionali. Qui ci sono professionalità di valore, potenzialità inespresse: cercheremo di valorizzarle scegliendo la strada del dialogo con le istituzioni. Con le AdSP, ad esempio, punteremo ad aprire tavoli di confronto per la risoluzione dei problemi concreti. La novità è che a questi appuntamenti non ci presenteremo più come singole associazioni ma con una rappresentanza unica. Guarderemo anche al mondo della committenza. Il modello di riferimento è il recente protocollo d’intesa che il Coordinamento della Campania ha siglato con l’Unione Industriali.

Quali le criticità che saranno affrontate fin da subito? 
La velocizzazione dei controlli. Il che, sia chiaro, non significa non fare i controlli. L’obiettivo è la certezza in termini di tempi e di costi. La miglior ricetta per recuperare competitività sia rispetto al sistema portuale nazionale sia internazionale. Poi ci sono i problemi della quotidianità. Una per tutte: la viabilità all’interno degli scali. Con la ripresa lenta ma costante dei traffici cresce purtroppo il congestionamento degli assi viari. Sarà necessario trovare soluzioni alternative, coinvolgendo ancora una volta la committenza.

Via della Seta o Mediterraneo nel futuro dei porti del Sud Italia?
Mi piace affrontare le questioni su un piano di concretezza. Per quanto riguarda l’iniziativa cinese è chiaro che i sistemi portuali del nord Italia godano di un vantaggio acquisito: sia geografico, con la vicinanza ai mercati europei, sia economico, come punto di collegamento all’industria manifatturiera nazionale. Ciò non significa che il sud non possa giocarsi le sue carte. Ma per farlo, ritornando a sopra, dovremo sfruttare le nostre risorse migliori, essere più veloci, più efficienti e più economici. Un passo alla volta, senza perdere di vista le problematiche più attuali e per questo più scottanti. Negli scenari futuri bisognerà innanzitutto capire come si concluderà la vicenda della Brexit: il Regno Unito è il nostro quinto mercato di esportazione e non c’è ancora chiarezza se in futuro sarà un paese terzo o uno con cui avremo stipulato accordi specifici.       

                                                                                                                              Giovanni Grande
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