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OTTOBRE 2018 PAG.37 - Evitare concorrenza sterile tra i porti siciliani

L’ultima volta aveva dichiarato l’amore a prima vista per la Sicilia, con i suoi “luoghi semplicemente straordinari: gli stessi che se fossi un turista vorrei assolutamente visitare”. A poco meno di due anni dal suo insediamento alla testa dell’AdSP del Mare di Sicilia Occidentale, Pasqualino Monti ritorna a parlarci della sua esperienza isolana, facendo un primo, parziale bilancio, dell’attività di rilancio, non solo turistico, del network di scali che è stato chiamato ad amministrare.

Come procedono le iniziative nel settore crocieristico?  
La strategia che abbiamo scelto punta alla valorizzazione dei nostri scali – Palermo, Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle – che presentiamo come sistema integrato e complementare. Un lavoro che, nel settore delle crociere, è dovuto partire quasi da zero, con un’opera di programmazione a lungo termine e la partenza delle prime azioni di riqualificazione delle infrastrutture e dei servizi ricettivi. Al recente Seatrade Cruise di Lisbona, sulla scorta della esperienza maturata a Civitavecchia, si è puntato soprattutto a coinvolgere gli armatori illustrando le azioni concrete messe a punto negli ultimi mesi.

Quali?
L’elenco, per fortuna, è lungo. L’approvazione del Piano regolatore, il dissequestro di alcune aree nel porto di Palermo, l’avvio dei lavori per la Stazione Marittima, l’inizio degli interventi nelle zone in cui scalo e città si interfacciano. Senza dimenticare il concorso internazionale d’idee per la riqualificazione del waterfront e la chiusura per gli interventi a Termini Imerese per i moli di sottoflutto e sopraflutto. Sono segnali di una macchina che si sta rimettendo in piedi e cerca di essere credibile sul mercato. Non è un caso che il traffico di quest’anno abbia registrato una crescita del 38%, doppia rispetto alla media nazionale. Purtroppo l’anno prossimo arretreremo, causa lavori di dragaggio, dovendo rinunciare per otto mesi a quattro accosti. Ma quest’intervento ci permetterà di ripartire dal 2020 in piena efficienza, con un unico terminalista che si occuperà della gestione integrata del nostro network.

La programmazione investirà anche altri settori?  
Il ro-ro sarà riorganizzato secondo lo stesso schema di complementarietà e integrazione. Abbiamo a disposizione le banchine di quattro scali: questo ci permetterà di separare i flussi del traffico merci e passeggeri ottimizzando l’operatività. Per un’isola di 5 milioni di abitanti, d’altronde, non c’è bisogno di megaterminal. Basta puntare sulla resa e la qualità dei servizi da offrire agli armatori.

Come procede l’iter di definizione delle ZES?
Attraverso il dialogo con i comuni limitrofi sono stati fissati i 55 chilometri quadrati di competenza dell’AdSP previsti dal decreto regionale. Partecipiamo attivamente alla cabina di regia che seguirà tutto il percorso di approvazione delle zone che rappresentano soprattutto un’occasione unica per lanciare un messaggio di rinnovamento: in Sicilia è cambiato il clima; il territorio, con le sue eccellenze, è pronto ad attrarre investimenti e creare sviluppo. Anche in quest’ottica va letta l’alleanza tra i tre enti portuali dell’isola. Apparteniamo alla stessa realtà: più che di concorrenza sterile c’è bisogno di ragionamenti comuni.   

Oltre alla guerra senza quartiere alla burocrazia.
È il mio grido di battaglia personale. Siamo un paese martoriato dalle lungaggini e il settore portuale è quello che ne subisce le maggiori conseguenze. Non riuscirò mai a concepire la dinamica per cui chiunque, con un ricorso al Tar, può bloccare per 24 mesi un’opera strategica per gli interessi del Paese. Si tratta di un tema assolutamente strategico per il nostro futuro.

                                                                                                                                    Giovanni Grande
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