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SETTEMBRE2018 PAG. 28 - Competenza ed esperienza al servizio di Liberty Lines


Un approccio con gli aspetti amministrativi e gestionali delle società di navigazione iniziato nel lontano 1975. Poi la vera e propria folgorazione, dopo la riforma del sistema assistenziale e previdenziale del 1980 che definisce “epocale”. “E’ da allora che mi sono lanciato a capofitto nel campo professionale della consulenza del lavoro. Un impegno che ho continuato e continuo a seguire con costanza e passione anche e soprattutto grazie a un qualificatissimo staff che mi sostiene e coadiuva”. Giuseppe Coccia, tra i più stimati professionisti nel settore, si considera una delle poche memorie storiche “della silente rivoluzione affrontata dalla legislazione sociale e dal diritto del lavoro marittimo negli ultimi 40 anni”. Un bagaglio enorme di competenza ed esperienza che hanno contribuito alla sua recente nomina a responsabile delle relazioni industriali della Liberty Lines.

Cosa prevede il suo ruolo?
Un passo indietro si rende necessario per capire il contesto in cui avviene la mia nomina. Liberty Lines nasce nel 1993 come Ustica Lines, società di navigazione per il trasporto passeggeri con mezzi veloci – aliscafi e catamarani – prevalentemente da Trapani per le Egadi. Nel 2004 incorpora il “ramo Sicilia” della SNAV allargando le proprie attività ai porti di Messina e Milazzo, con collegamenti per le Eolie; quindi nel 2016 acquisisce i mezzi veloci della ex Siremar e diventa Liberty Lines. Con 32 tra aliscafi e mezzi veloci ed un proprio cantiere a Trapani che due anni fa ha costruito il più grande aliscafo al mondo, Liberty può considerarsi il maggiore operatore di trasporto passeggeri con mezzi veloci a livello mondiale. Risultato rilevante ma frutto di un’evoluzione repentina che ha visto fondersi in un’unica entità un notevole numero di lavoratori, con contratti, organizzazione del lavoro e consuetudini abbastanza differenti. Da qui la necessità di individuare una figura che sappia e voglia confrontarsi sia con i dirigenti dell’azienda sia con i rappresentanti dei lavoratori per trovare delle soluzioni mirate alle tantissime problematiche esistenti ed emergenti.

Come è stata accolta la sua nomina?
Innanzitutto, prima di accettare l’incarico, ho voluto incontrare personalmente tutti i rappresentanti sindacali per capire se ci fosse una posizione di conflitto o una voglia di costruire insieme. La risposta quasi unanime che ho ricevuto mi ha convinto ad andare avanti.

Quasi unanime?
Si, purtroppo. I rappresentanti delle sigle storiche, quelle cha sanno bene che la salute di un’azienda è la migliore garanzia di stabilità e reddito dei lavoratori, sono stati ben felici di confrontarsi con un interlocutore di massima trasparenza e con le idee chiare, dimostrando disponibilità al dialogo fin da subito. Maggiori difficoltà sono venute dalle sigle che non hanno rappresentatività nella sottoscrizione degli accordi nazionali e le cui dinamiche, nelle relazioni industriali, sono più improntate all’intransigenza.  

A cosa sarà ispirata la sua azione?
È una responsabilità impegnativa e stimolante. Sebbene ormai la mia carriera stia volgendo al termine e non credo sia più necessario dover dimostrare nulla a nessuno, la qualità delle persone che ho incontrato nelle sedi di Trapani e Milazzo, amministratori, dirigenti e tutti gli altri lavoratori che ho avuto modo di conoscere personalmente, rappresenta un pungolo quotidiano ad andare avanti, senza incertezze e con grande orgoglio, nella risoluzione delle criticità da affrontare. Non dimentichiamo che Liberty rappresenta un modello che difficilmente trova riscontro in Italia. La Sicilia offre una visione assai sofferta, forse martoriata, in materia di occupazione e di investimenti. Liberty è una società italiana, con capitali italiani che occupa sul territorio oltre 400 lavoratori tutto l’anno e anche il doppio nel periodo estivo. Una realtà del genere merita di essere salvaguardata e tutti coloro che si impegnano per riuscirci meritano soprattutto rispetto, considerazione e collaborazione.

                                                                                                                                  Giovanni Grande
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