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feb 2018 pag 64 - La città di domani - Stile a bordo



La città di domani

Carlo Ratti con Matthew Claudel, Einaudi

Sviluppato nelle attività di ricerche del Seanseable City Lab del Massachussetts Institute of Tecnology il concetto di “futurecraft” parte dalla classica domanda “cosa succederebbe se?” per ipotizzare scenari prossimi, esaminandone le conseguenze, condividendone gli esiti “per consentire uno scambio di idee e aprire un dibattito pubblico”. “Il futurecraft non si pone l’obiettivo di correggere il presente (compito impegnativo) né quello di predire il futuro (sforzo inutile) ma di influenzarlo positivamente”. È da quest’ottica che Carlo Ratti e Matthew Claudel descrivono la città di domani. O quantomeno, illustrano le molteplici direzioni di sviluppo di una realtà di convivenza millenaria plasmata dagli sbalzi dell’evoluzione della tecnologia.
Giunti nell’era del digitale diffuso, dell’Internet of Thing – con la sua pletora di dispositivi indossabili, app, sensori – il paesaggio urbano, la fruizione degli spazi risulterà sempre come iterazione creativa tra bit e atomi, oggetti reali e connessioni materiali. Regno tradizionale di urbanisti e sociologi il discorso sulla città vede così entrare in gioco, nel ruolo di protagonisti, i giganti dell’informatica con la prospettiva di una dimensione “smart” (guida autonoma, tracciamento della merce, servizi personalizzati, tra l’altro) in grado di garantire, dalla logistica all’energia, dal sistema dei trasporti pubblici alla gestione dei rifiuti, l’ottimizzazione di processi spesso inceppati. “La rivoluzione industriale non si limitò a dare una forma alla struttura sociale, portò anche una radicale configurazione degli spazi urbani (…) le città si specializzarono in aree destinate alla produzione (fabbriche) e all’abitazione”. Una configurazione, la zonizzazione, che potrebbe essere spazzata via definitivamente, o quasi, dalla leggerezza strutturale insita nella “terza rivoluzione industriale”. Grande opportunità anche per una nazione manifatturiera come l’Italia le cui città storiche hanno sempre sofferto l’adattamento con le tecnologie pesanti e invasive del secolo scorso. Con la cancellazione delle divisioni preesistenti tra aree urbane “grazie a modelli sociali, su base locale, il tessuto della città potrebbe essere ricostituito”. E “rinascere in forme diverse” poiché, in quanto cittadini, “siamo chiamati ad essere costruttori, non vittime, del futuro”.



Stile a bordo

Decio Giulio Riccardo Carugati, Mondadori Electa

“Amare le navi è, prima di tutto, amare una casa superlativa… basta dare la nave come abitazione
dell’uomo perché l’uomo vi organizzi subito il godimento di un universo tondo e liscio”. Quasi scontata la citazione di Roland Barthes (Miti d’oggi) per il volume illustrato di Electa dedicato a Sanlorenzo, la cui produzione e i cui modi vanno ben oltre la corretta interpretazione delle funzioni primarie ed essenziali attinenti alla navigabilità, ma sono altresì progetto nel progetto, design squisitamente discrezionale, sartoriale.
Il volume, realizzato dal critico e storico del design, Decio Giulio Riccardo Carugati, illustra  come Sanlorenzo, per ogni singolo armatore, si faccia di volta in volta garante del concetto della casa superlativa. Grazie all’attenta, peculiare visione di Massimo Perotti, Chairman e CEO, e al fattivo e competente impegno di Sergio Buttiglieri, responsabile dell’interior design, Sanlorenzo è stato il primo cantiere al mondo a portare a bordo dei suoi yacht il design Made in Italy e la personalizzazione degli arredi.
Le unità Sanlorenzo sono dunque luoghi dell’abitare a tutto tondo, nelle linee esterne mai gridate, sobrie, eleganti, filanti, nel design degli interni a firma di maestri quali Rodolfo Dordoni e Luca Zaniboni, Antonio Citterio e Patricia Viel, Piero Lissoni, a cura del Centro Stile Interno, in simbiosi elettiva con aziende leader nei rispettivi settori dell’arredo: Artemide, B&B Italia, Boffi, Edra, Flexform, Paola Lenti, Minotti, Penelope Oggi, Ivano Redaelli, Roda.
Il modo di intendere il vivere a bordo si rinnova con la scelta dei materiali e delle attrezzature che meglio rappresentano l’eccellenza. Ecco allora che gli armatori possono ritrovare in un habitat inconsueto - quello della villa galleggiante - lo stesso clima di comfort e di raffinata eleganza delle rispettive dimore in terraferma: perché il design avvalora la qualità di ogni ambito del vivere.

Recensioni: giovani.grande@portoeinterporto.it






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