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feb 2018 pag 23 - MSC, Aponte si propone per la cura del ferro a Napoli





Va delineandosi la strategia intermodale del porto di Napoli, tra incontri con operatori di livello internazionale e l’avvio di un processo progettuale che potrebbe rimodellare l’attuale assetto dell’infrastruttura su ferro presente nello scalo. “MSC sta spingendo per l’avvio di un servizio settimanale per cinque coppie di treni per collegare Napoli con gli stabilimenti nella provincia di Chieti, è cominciata la fase di discussione,” ha annunciato il presidente dell’AdSP Pietro Spirito. Una conferma che è giunta nel corso del Convegno  “Presente e futuro della intermodalità nel porto di Napoli”, organizzato dal Propeller Club, nel quale Spirito ha spiegato i principi base della “mossa del cavallo” pensata per rilanciare le attività ferroviarie.
“Vagliando le opzioni in campo abbiamo cominciato a ragionare sull’ipotesi di abbandonare Napoli Traccia, il cui eventuale adeguamento non permetterebbe comunque di operare in modo efficiente. Da uno studio di fattibilità effettuato dall’ente portuale la soluzione migliore, con la possibilità sopravvenuta di poter sfruttare l’area di Porto Fiorito, è quella di spostare il traffico ferroviario nella parte orientale dello scalo”.  Il riferimento è alla possibilità di “agganciare” le attività dello scalo tramite un nuovo raccordo alla linea Napoli – Salerno, incentrato sul recupero della storica stazione di San Giovanni. Tra i vantaggi, la possibilità di binari da 750 metri, in modo da poter sfruttare il modulo standard europeo, e la prossimità con la nuova Darsena di Levante. In pratica, i servizi merci sfrutterebbero la fascia notturna con un collegamento diretto alla “monte del Vesuvio”, linea a doppio binario elettrificato, inaugurata nel giugno 2008 per decongestionare il nodo di Napoli.  Lunga 29 chilometri, realizzata sul modello delle linee veloci, rappresenterebbe il giusto compromesso per rilanciare una intermodalità che, ha avvertito Spirito, “dovrà fare comunque i conti con deficienze a livello di infrastrutture e di servizi, rimasti a livelli ottocenteschi”.
“Sul corto raggio abbiamo assistito al fallimento della politica interportuale: senza paura, va affrontato il tema degli incentivi. Il sistema del Ferrobonus va nella giusta direzione ma una discussione seria in tema va fatta anche nell’ottica per noi fondamentale della ZES: le operazioni devono essere gestite franco Nola e franco Marcianise per evitare una possibile congestione del porto”. Tema che chiama in causa anche il “convitato di pietra” dell’autotrasporto. Per Spirito il settore deve essere “complementare all’intermodale ferroviario”. “La cura del ferro deve favorire il recupero della competitività del nostro sistema logistico: la ferrovia serve per i collegamenti a breve distanza con gli interporti e nel contempo per allargare il bacino di utenza del nostro sistema portuale”. Il tutto in un contesto mediterraneo che “sulla sponda sud ci vede in diretta concorrenza con l’espansione dell’egemonia cinese”. “La crescita dei traffici ro-ro va sostenuta, anche con una intermodalità in grado di connetterci al resto dell’Europa”. Non c’è più tempo per rimandare ma “in attesa della realizzazione dei progetti dovremo lavorare con quello che c’è”. Anche imbastendo un dialogo con il territorio. “Per San Giovanni andranno pensate delle compensazioni che sono già allo studio. Per il resto, a partire dalla bozza del protocollo d’intesa da firmare con RFI saranno necessari almeno cinque anni tra pianificazione, progettazione e realizzazione delle opere”.


Giovanni Grande
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