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DIC 2017 PAG 36 - Ormeggio, soddisfazione per Regolamento Europeo


“Il 2017 è stato l’anno del regolamento europeo per l’accesso al mercato dei servizi portuali, un passaggio importante per la categoria degli ormeggiatori che ha visto riconosciuta da Bruxelles la correttezza e la validità dei differenti modelli presenti a livello nazionale”. Alessandro Serra, vice presidente dell’Angopi, tratteggia un primo positivo bilancio dell’attività a capo dell’EBA (European Boatmen’s Association), l’associazione europea degli ormeggiatori, indicando in formazione e standard professionali i prossimi obiettivi da perseguire a livello comunitario.  
Come giudica il regolamento europeo sui servizi?
Si è trattato di un documento molto criticato e discusso ma soddisfacente dal nostro particolare punto di vista. Riconosce vari modelli di erogazione del servizio di ormeggio nei porti europei individuando un necessario minimo comun denominatore nella presenza di un soggetto unico, indipendentemente dal modello organizzativo scelto dal singolo paese. Importante, soprattutto, la definizione di “internal operator”. Ovvero la figura che avvalendosi di oneri di servizio pubblico, attraverso tariffe chiare, trasparenti e predeterminate, ricopre una esplicita funzione di sicurezza. Un soggetto che giustificando la restrizione del mercato coincide in larga parte con il modello italiano che si ritrova definitivamente al riparo da qualsiasi contenzioso. 
Chiuso questo capitolo su cosa punterà l’azione dell’EBA?
L’esigenza principale è quella di trasfondere nella normativa comunitaria i contenuti della circolare del comitato Fal dell’IMO su caratteristiche formative e standard professionali dell’attività di ormeggiatore. Considerando la difficoltà ad ottenere un regolamento o una direttiva ad hoc con l’aiuto di Feport, Espo e ITF sfrutteremo lo strumento del dialogo sociale previsto dall’Ue con l’apertura di un tavolo tecnico di confronto.
Come si articolerà questo percorso?
Pensare a standard comuni per un settore di “nicchia” come è quello degli ormeggiatori significa perseguire un obiettivo senza dubbio ambizioso. Il dialogo sociale prevede una serie precisa di step: il tavolo tecnico innanzitutto dovrà essere riconosciuto e avallato dalla Commissione. Poi dovremo presentare uno studio che attraverso il confronto tra parti datoriali e sindacali andrà a strutturare le misure di contrattazione da proporre ai paesi membri. Un iter non semplice che potrebbe risolversi nel giro di un paio d’anni.   
In che modo la tecnologia potrà coadiuvare l’attività futura degli ormeggiatori?
Il gigantismo navale complica notevolmente la nostra attività. Soprattutto in condizioni atmosferiche avverse le tensioni sempre maggiori cui sono sottoposti i cavi fanno aumentare la possibilità di rottura con grosse problematiche sui livelli di sicurezza delle acque portuali. Sotto questo aspetto il Gruppo di Genova sta conducendo, d’intesa con il ministero, un’interessante sperimentazione con lo Shore Tension, dispositivo sviluppato dai colleghi di Rotterdam. In breve, si tratta di un pistone aerodinamico che garantisce una maggior tenuta della nave nel corso delle operazioni di ormeggio.
Come sta procedendo la sperimentazione?
I risultati sono positivi, in particolar modo per uno scalo come Genova sottoposto a forti venti di tramontana. Il dispositivo è mobile, viene spostato sulla linea di ormeggio, dove serve, senza costi aggiuntivi. A valle di questo periodo di prova c’è stata infatti un’accurata concertazione sul modello di utilizzo e sulle tariffe da applicare: si è riusciti a farlo rientrare nella normale tariffa. In pratica, rappresenta un valore aggiunto per il servizio.

Giovanni Grande

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