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DICEMBRE 2020 PAG.6 - La forma del mare


 

L’idea di parafrasare il titolo di un bellissimo film, premiato con l’Oscar, incoraggia a un contributo ulteriore di riflessione su tutto ciò che il mare rappresenta per il nostro Paese: una valutazione sincera e necessaria, che ha lo scopo di delineare una forma precisa, la più inclusiva possibile, per i tanti interessi che ruotano intorno a esso. Un mare, lo ricordiamo, dove si affacciano 26 Paesi di tre continenti e dove l’Italia, immersa in un contesto transnazionale qual è il Mediterraneo, ha competenza su 8000 dei 46000 km totali. Diritti e doveri, come a esempio il soccorso e la tutela del mare, per 500mila km quadrati: 1/5, dunque, del “mare d’Europa”.


Già da questi dati si evince il profondo legame che il nostro Paese ha con il mare, inteso soprattutto nei suoi valori geografici ed economici. Ulteriori dati rendono ancora l’idea di questa “naturale” simbiosi.
Sulle nostre coste sono presenti 59 porti maggiori, con rilevanza commerciale evidente: in essi entra il 90% delle merci importate ed esce circa il 60 % delle merci esportate.
L’economia del mare in Italia vale il 2,7% del Pil. Tra occupati in via diretta e indotto vi lavorano circa 800mila persone. 


Il mare, i trasporti, il lavoro, i porti: un universo complesso e articolato, che si avvale delle capacità professionali - operative e tecniche - del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, chiamato a garantire una cornice di sicurezza trasversale a tutte le attività che si svolgono in mare: salvaguardia della vita umana, sicurezza della navigazione e dei trasporti marittimi, protezione ambientale, vigilanza della filiera ittica.


Un’organizzazione fluida e consolidata che ha saputo anche adeguarsi, rapidamente, alle necessità dettate dall’emergenza sanitaria seguita alla diffusione del Covid-19. Va ricordata l’attività rivolta a garantire l’operatività dei porti, il regolare spostamento e l’approvvigionamento via mare dei beni di prima necessità e, non ultimo, quello di aver dato un porto alle navi da crociera di bandiera italiana. A riprova dello sforzo – a tutti i livelli – messo in campo dagli uomini e dalle donne delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, durante la pandemia, l’impegno per favorire il ricambio degli equipaggi sulle navi, dal quale emerge una delle caratteristiche più importanti e apprezzate dagli utenti con i quali il Corpo, quotidianamente, si confronta: la capacità di ascolto. Un impegno consapevole, quello del Corpo, su quelle che sono le aspettative future del nostro Paese, che si spiegano in termini di salute, turismo, lavoro e che si prefigge, soprattutto, di incoraggiare le ambizioni culturali, professionali e occupazionali delle nuove generazioni.


Dopo la guerra, nel 1947, fu creato il ministero della Marina Mercantile che contribuì a far risorgere la flotta mercantile italiana.
Con la sua soppressione, le competenze sono state ripartite in diversi ministeri. Oggi, infatti, il Corpo dipende funzionalmente non solo dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, erede principale delle attribuzioni che furono del ministero della Marina mercantile, ma funzionalmente anche dal Ministero delle politiche agricole e forestali e dal ministero dell’Ambiente. Una storia che ci ha permesso, in questi anni, di svolgere il nostro dovere con sicurezza e al riparo da ogni incertezza.
Un “Dipartimento del mare” per mettere a sistema le competenze
Si tratta, è evidente, di un quadro composito, che oggi fa emergere un’esigenza nuova. Avendo gli interessi sul mare una portata internazionale e una valenza molto rilevanti, si fa forte la necessità istituzionale di nuove e più efficaci forme di coordinamento. 


Questo - prendendo spunto dal modello positivo con il quale, dopo il terremoto in Irpinia del 1980, nacque la Protezione Civile, e sostenuto dalle ripetute istanze portate avanti dal cluster marittimo – potrebbe realizzarsi attraverso l’individuazione di un dedicato Dipartimento, con esclusive funzioni di coordinamento e indirizzo, istituito all’interno della Presidenza del Consiglio dei ministri. Si potrebbe pensare a un modello di stampo francese. In Francia è stato istituito il Segretariato generale del mare che adempie appunto a funzioni di coordinamento e collegamento. Quanto ipotizzato consentirebbe - a immutato quadro amministrativo e a costo zero - una valorizzazione delle migliori capacità organizzative che il nostro Paese riesce a esprimere. Il Dipartimento, in ultima analisi, potrebbe essere retto non da un capo dipartimento civile, ma da un sottosegretario (così come fu, inizialmente, per la Protezione Civile) con il mandato politico di rappresentare in maniera unitaria gli interessi marittimi del nostro Paese. 


Il quadro giuridico, allora, entro cui il Corpo delle Capitanerie di Porto e le altre forze e istituzioni operano, è certamente chiaro e funzionale; le competenze delle varie amministrazioni sono individuate, con precisione, dalle norme. E’ opportuno allora metterle a sistema. Per fare ancora di più, del nostro mare, una grande risorsa per il nostro Paese.
Il Comandante Generale

Ammiraglio Ispettore Capo
 Giovanni Pettorino

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