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MAGGIO 2020 PAG. 14 - Effetti della pandemia Covid sul settore assicurativo


Il settore assicurativo è la cartina di tornasole di quanto la pandemia di Covid sia stato un fenomeno inaspettato. Il grande trend degli ultimi anni nel segmento marittimo riguardava gli impatti legati alla situazione ambientale, agli eventi catastrofici di grande portata. Dal macro al micro, anzi al microscopico, il Coronavirus si è abbattuto come un fulmine a ciel sereno, con tutto il suo carico di conseguenze sull’andamento dell’economia mondiale. Di come inciderà sull’andamento delle assicurazioni ne parliamo con Raffaello Esposito, senor marine boker della Cambiaso Risso Marine & Aviation di Napoli.

Nel breve periodo quali sono stati i contraccolpi sulle attività assicurative?
A livello mondiale le grandi realtà hanno già messo in conto una forte riduzione dei ricavi sia per il rallentamento generalizzato dell’economia sia per il pagamento dei sinistri. Si pensi, ad esempio, al settore dei grandi eventi, di cui l’Olimpiade di Tokio rappresenta solo la punta dell’iceberg. Sui badget di fine anno questi tipi di risarcimento peseranno moltissimo. Paradossalmente il lungo periodo di lockdown potrebbe aver compensato parte delle perdite.

Cioè? 
Soprattutto nel settore del trasporto stradale, così come anche per il diporto, il diradarsi degli spostamenti quando non proprio il loro divieto ha ridotto fortemente la frequenza dei sinistri. Ad oggi è però ancora difficile quantificare le conseguenze sull’andamento generale del settore, nell’una o nell’altra direzione.

Come vanno le cose per il settore dello shipping?
L’impatto nel trasporto passeggeri sarà particolarmente lungo. Il traffico si è ridotto all’osso e anche quando ripartirà presumibilmente saranno applicate limitazioni per evitare eventuali nuovi contagi. Sui traghetti, ad esempio, viaggeranno molte meno persone. Discorso simile per il settore crociere, quello che probabilmente dovrà affrontare per primo tutta una serie di conseguenze, a cominciare dall’annullamento delle crociere. Certo il fermo delle navi riduce il pericolo di sinistri ma il costo assicurativo, per una nave da 5mila passeggeri, incide nell’ambito più generale dei costi giornalieri di mantenimento.

Si punterà ad un riformulazione degli strumenti assicurativi?
Le coperture base rimangono inalterate. Di certo si sta pensando a formule compensative, in particolar modo per quelle realtà armatoriali che si trovano a gestire un grande numero di navi in un periodo di contrazione dei traffici. Ci avviamo ad un periodo in cui bisognerà esercitare maggiore fantasia per venirsi incontro.

Quali le conseguenze dirette per il settore?
La tendenza già manifestata alla diminuzione degli operatori, che ha portato alla chiusura del ramo marine di molte aziende, credo subirà un’accelerazione. Peserà sul medio termine anche il cambiamento nella natura dei rapporti assicuratore-assicurato imposto dalla distanza sociale. Lo smart working ci ha permesso di poter operare in continuità. Ma, soprattutto, nel settore armatoriale conta moltissimo la relazione diretta, la trattativa de visu. Nell’attuale modalità di condurre il lavoro da remoto si sente un certo appesantimento dal punto di vista operativo.

Quali prospettive per la fine dell’anno?
Serviranno ancora tre-quattro mesi per avere di fronte un quadro più chiaro. Una novità interessante che potrebbe consolidarsi nel frattempo potrebbe venire dalle coperture sanitarie per i dipendenti. Si tratta di strumenti non costosi messi a disposizione dal mercato assicurativo per agevolare la ripresa delle attività nelle aziende, garantendo il massimo della sicurezza operativa. Anche questo serve per alimentare la ripresa.

                                                                                                                              Giovanni Grande
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