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APRILE PAG. 10 - Piloti, autonomia di esercizio senza influenze del mercato



Il gigantismo navale non mette sotto pressione solo le infrastrutture portuali ma sollecita al massimo grado anche la filiera dei servizi tecnico nautici preposti a garantire la sicurezza e l’efficienza delle operazioni. “L’ingresso di una nave in porto per quanto a volte possa sembrare di routine è invece sempre un’incognita. Una distrazione, un errore di valutazione, un guasto tecnico nel momento sbagliato e quella sottile linea che separa la riuscita o meno delle operazioni di ormeggio, o disormeggio, può essere superata con conseguenze serie, per le persone prima e, per la nave, il suo carico, le strutture portuali e l’ambiente marino poi”.

L’accorato intervento del comandante Francesco Bandiera, presidente di Fedepiloti, alla 72° Assemblea Generale dell’associazione restituisce tutto il senso e l’orgoglio per un’attività antica eppure essenziale per l’andamento delle attività marittime. Un ruolo di “garanzia”, espletato in condizioni spesso disagevoli e pericolose, 24 ore al giorno, sette giorni su sette, 365 giorni all’anno, chiamato a confrontarsi con i mutamenti tecnologici e le richieste di un mercato che alla ricerca spasmodica della competitività mette a rischio equilibri operativi faticosamente costruiti nel corso dei decenni.
È un settore in “seria, profonda difficoltà” quello illustrato da Bandiera nella relazione al cluster dei piloti. Eppure battagliero nel difenderne le prerogative. “Ciò che oggi viene a volte, con troppa scioltezza, definito un mondo regolato da un sistema antiquato, obsoleto, da superare; per noi rimane un mondo di disciplina, responsabilità e capacità di affrontare situazioni ad alto rischio che richiedono lucidità e reattività ad un livello non comune”.

Da qui, la consapevolezza di una funzione che non vuole abdicare al “rampante liberalismo economico-finanziario” e la serie di paletti che, di fronte ad una folta rappresentanza di tutto il settore marittimo, fissano il recinto delle rivendicazioni di categoria.

A cominciare dalla “libertà di azione sotto il coordinamento dell’autorità marittima”, condizione imprescindibile per garantire l’operatività in condizioni critiche, fino al no risoluto a qualsiasi ipotesi di “autoproduzione”, in nome della “composizione di interessi” tra legittimo profitto dell’armatore e sicurezza delle manovre che il comparto ha sempre perseguito.

“A tutela di tutti i soggetti, pubblici e privati, i servizi tecnico – nautici devono mantenere un’autonomia di esercizio scevra da qualsiasi influenza diretta del mercato. L’organizzazione amministrativa e finanziaria della struttura operativa attraverso la quale noi operiamo è stata studiata utilizzando anche modelli abitualmente impiegati nei paesi europei ed extraeuropei”.

Un modello “efficiente, economico, trasparente e non discriminatorio”, confermato dalle previsioni del recente regolamento europeo n.352/2017, e chiamato a confrontarsi nel prossimo futuro con due importanti questioni. La prima è la discussione sul rinnovo dei piani tariffari per garantire il riequilibrio finanziario dei gruppi, iter aperto sei anni fa e ancora lontano dalla conclusione. In mancanza di un accordo “Fedepiloti ha espressamente chiesto per il rinnovo 2019/20 l’applicazione dei criteri e meccanismi fino ad ora condivisi da tutti, esprimendo nel contempo la propria contrarietà a soluzioni diverse da queste”. L’altra riguarda le conclusioni raggiunte lo scorso dicembre dal CGA di Palermo in merito al limite di età nell’accesso ai concorsi  dei piloti. “Pur ritenendo le recenti e future innovazioni tecnologiche, aprire la professione del pilota a tutte le età potrebbe non solo compromettere l’attuale modello di accesso alla professione ma anche comportare pesanti ripercussioni sulla composizione degli organici, sull’economicità del servizio, e sulle stesse esigenze alla base degli standard di formazione professionale continua”.

Giovanni Grande
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